CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

5 – CATARSINI E CAMAIORE

La presenza di Catarsini a Camaiore è molto significativa. Città amata, frequentata fin dalla giovinezza insieme alla vicina Pontemazzori (uno splendido quadro del 1924, Donne alla fonte è ambientato proprio lì); un’altra opera del 1933 raffigura Le lavandaie lungo la Fossa dell’Abate in prossimità del Ponte di Sasso, altre vedute delle Alpi Apuane e dei casolari dalla via per Camaiore del 1938, tutte opere ritrovate recentemente e esposte per la prima volta a Lucca nel 2022. Si potrebbe dire che se la darsena era viareggina, i paesaggi erano preferibilmente delle campagne camaiorese e massarosese.

Da Camaiore, ed in particolare a partire dalla salita per il monte Magno, inizia il romanzo Giorni neri . Questa l’introduzione a pag. 13 e 14 Ed. 2021 La nave di Teseo

Giorni Neri non vuol essere un libro di cronaca riguardante certi giorni funesti, tremendi, dell’ultima guerra; originariamente questo scritto venne fuori da numerosi appunti, fugaci, redatti alla buona sopra dei foglietti volanti, nel periodo del mio sfolla- mento 1943-1945.

I personaggi sono inventati di sana pianta e tutto ciò che vi è narrato è frutto di un pizzico di fantasia inventiva che però ha avuto riscontro a suo tempo con la realtà dei fatti accaduti.

Della guerriglia clandestina vi sono episodi (romanzati) del- la dura vita trascorsa alla macchia di alcuni sfollati versiliesi, in luoghi, della Lucchesia, precisamente fra il Monte Magno, San Martino nella Val Freddana e la carrozzabile che conduce da Camaiore a Lucca. Questi luoghi rappresentano i punti più penosi, drammatici, dove non mancarono deportazioni in massa, uccisioni di ostaggi, impiccagioni, delazioni di ogni sorta, penti- menti, incendi, compresa la continua spietata «caccia all’uomo».

Non so in quale misura sono riuscito a dare un carattere proprio ad ogni personaggio trattatovi; un carattere direi che imprima in ogni buona o cattiva azione umana, il suggello di una ostinata volontà di sopravvivere di fronte all’insidia di una guerra non sentita, in parte fratricida.

Ondate di sottile, insidioso misticismo, brutale sfogo di passioni, di ricatti abietti, a base di delazioni, furono in sostanza gli elementi di cui l’uomo si servì per vincere o morire, o per condurre nell’abisso il proprio sentimento oltre che spingervi anche quello di coloro che desideravano esser fuori della mischia.

Ho inteso di porvi in luce alcuni di questi tristi logoranti episodi; significativi episodi che si alternarono in mischie talora cruente, fra uomini nati nella stessa terra, vissuti sotto la stessa bandiera che fanno rabbrividire ancor oggi, a distanza di oltre venticinque anni, tutti coloro che della guerra portano tristi ricordi.

Dialoghi per lo più aspri, oscuri, pieni di sottintesi s’intrecciano in queste pagine fra gente minuta che quell’uragano indiavolato sbatté dal mare sino ai monti, trasformandola anche in combattenti della libertà pur essendo fuori da: certi compro- messi di ordine politico ed anche da qualsiasi formazione militare.

Nell’entroterra della città si rifugiarono infatti gli sfollati che dovevano abbandonare la riviera o vi transitavano per raggiungere altri luoghi un po’ più lontani, ma meno affollati, come la Val Freddana.

Un luogo di transito, dunque, e non solo per l’antica via Francigena. Un luogo che ha scelto di mantenere le tradizioni: come i tappeti di segatura per la festa del Corpus Domini, i madonnari sul piazzale antistante la Badia di San Pietro, che ne fecero di Camaiore una capitale indiscussa o le ghirlande fiorite che ogni primo giugno circondano i portali delle case camaioresi. Appuntamenti come la fiera dei Morti o le processioni del Venerdi Santo (Triennale di Gesù morto). A questi eventi internazionali si aggiungono altri non meno importanti legati alla straordinaria cucina di tradizione, con materie prime prelibate da gustare nelle varie sagre enogastronomiche camaioresi tra cui la più attesa è la Sagra del Cappelletto. che si tiene a settembre nella parrocchia di san Lazzaro in località Frati.

Insomma per Catarsini Camaiore è un posto del cuore dove ha anche partecipato a mostre collettive e personali che si sono succedute nel corso degli anni.

Nel periodo dello sfollamento ha percorso moltissime volte la via di Camaiore, sia per raggiungere Viareggio a recuperare cose dimenticate, ma anche pennelli, colori, libri, sia per andare a Lucca e da lì a Firenze per i pigmenti necessari per realizzare gli affreschi. Da qui la scelta di legare Camaiore alla produzione artistica del 1944-45, il periodo più significativo di frequentazione della città e di tutto il suo splendido territorio, alle pendici delle Alpi Apuane.