Descrizione delle opere a Camaiore – Camaiore – 7 – testo + audio

Descrizione delle opere a Camaiore - Camaiore - 7 - testo + audio

CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

Descrizione audio

7 – Parte 1 – Descrizione delle opere a Camaiore

7 – Parte 2 – Descrizione delle opere a Camaiore

7 – DESCRIZIONE DELLE OPERE NEL MUNICIPIO E NEL MUSEO D’ARTE SACRA DI CAMAIORE

A Camaiore sono esposte sei opere di Alfredo Catarsini: cinque nella sala a piano terra del Municipio e una al Museo d’Arte Sacra.

Il Palazzo del Municipio si trova nella storica Piazza San Bernardino da Siena ed è la sede centrale del Comune di Camaiore; vi sono esposti tre disegni su carta preparatori degli affreschi nelle Chiese di S. Tommaso in Castagnori e di S. Martino in Val Freddana e due bozzetti ad olio.

I due bozzetti in scala raffigurano gli affreschi realizzati sulle pareti laterali della chiesa di San Martino in Freddana e i tre disegni preparatori degli affreschi sia di San Martino che di Castagnori.

Nel vicino Museo di Arte Sacra è esposta la deliziosa Madonnina delle darsene, dove il volto della Madonna è il ritratto della figlia Mity, che ci rimanda idealmente a Viareggio, ai canali e ai cantieri che il pittore ha amato fin dall’adolescenza e che ha ininterrottamente dipinto per tutta la vita.

OPERE ESPOSTE NEL MUNICIPIO

I BOZZETTI

I due bozzetti per gli affreschi laterali dell’abside della chiesa di San Martino a San Martino in Freddana raffigurano uno La Cena in Emmaus e l’Incontro della Samaritana al pozzo. Sono due olii su tavola di 40 x30 centimetri

  1. Cena in Emmaus, bozzetto in scala dell’affresco di San Martino in Freddana, formella laterale destra, 1944

Ne La Cena in Emmaus, Catarsini rappresenta il celebre episodio narrato dal Vangelo di Luca, in cui due viandanti, uno giovane e uno più anziano sono in cammino per un villaggio di nome Emmaus, i due incontrano uno sconosciuto che si unisce a loro. Solo durante la cena, quando spezzerà e benedirà il pane, lo riconosceranno come Gesù, appena risorto. Il bozzetto è molto colorato, i tre personaggi sono riuniti intorno a una semplice tavola in legno dove si trova il pane e una brocca di terracotta, e hanno vesti colorate vivacemente: verde, arancione e azzurro. Alle loro spalle una grande finestra si apre su un sereno paesaggio campestre. Il dialogo fra i tre personaggi è intenso, la pennellata fresca e vivace.

2. L’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo, bozzetto in scala dell’affresco di San Martino in Freddana, formella laterale sinistra, 1944

Il bozzetto raffigura un episodio del Vangelo di Giovanni. Gesù si è avvicinato al pozzo per riposarsi quando vede giungere una Samaritana ad attingervi acqua e le chiede da bere. L’episodio è il simbolo della nuova novella portata da Gesù a tutti i popoli.

Il pozzo è al centro della composizione e le due figure occupano tutto lo spazio del dipinto, la figura di Cristo ha il capo aureolato di un bel giallo vivo, il suo volto è girato verso di noi e la sua mano sembra benedire chi guarda, la tunica ha un bel color verde salvia esaltato dal rosso del mantello. La Samaritana è sulla destra del pozzo ed è raffigurata di profilo con il capo chino e con una giara fra le mani. La sua veste è viola e il mantello che le copre anche il capo è di color senape scura. Sullo sfondo della scena si intravedono degli alberi e delle case coloniche dai colori spenti.

I DISEGNI PREPARATORI O CARTONI PREPARATORI D’AFFRESCO

Molto interessanti anche i tre disegni a carboncino su carta; sono particolarmente preziosi perché si sono conservati nonostante che siano stati usati per la realizzazione degli affreschi e che siano stati poi trasferiti con mezzi di fortuna a Viareggio al ritorno dallo sfollamento. Sono relativi agli affreschi delle chiese di San Martino in Freddana e di San Tommaso Apostolo a Castagnori:

Cosa sono i disegni o cartoni preparatori d’affresco e a cosa servono

I cartoni preparatori sono disegni su carta in scala uno a uno, quindi delle stesse dimensioni delle immagini che saranno realizzate sull’affresco. Nei suoi affreschi, una volta preparata la superficie da dipingere, Catarsini trasferisce il disegno dal cartone direttamente sull’intonaco ancora umido mediante incisione con punte metalliche.

La tecnica pittorica dell’affresco consiste nel dipingere con pigmenti stemperati in acqua su un intonaco “fresco”. Questa tecnica comporta di iniziare e terminare la pittura in uno spazio di tempo ben definito, detto solitamente “a giornata” di lavoro. “Affresco” significa dipingere su una superficie muraria ancora umida, “fresca”, che poi asciugandosi all’aria, ingloba i colori fissandoli in carbonato di calcio colorato che garantisce alla pittura una resistenza all’acqua e al tempo.

La cura nell’esecuzione degli affreschi ci è tramandata dalla testimonianza del figlio Orazio che da ragazzo lo affiancava. Egli riferiva che il padre, mentre eseguiva i bozzetti, si preoccupò di avvertire il muratore che gli avrebbe preparato il supporto, affinché “iniziasse a spengere bene la calce che non mangiasse i colori” così da non avere sorprese al momento di dipingere il muro. I disegni preparatori che sono in mostra hanno incisioni che sono servite per trasferirli sul muro, le incisioni sono visibili anche dalle foto a luce radente eseguite sull’affresco.

Nell’Atelier nella villa Museo Paolina Bonaparte a Viareggio, è conservato il bozzetto dell’abside in scala 10/100.

Come nelle opere del Rinascimento, la riuscita dell’affresco deriva soprattutto dall’accuratezza con cui si scelgono le materie prime e la bontà della qualità dei pigmenti e della tecnica, fattori che si sono rivelati con i restauri del 2006 degli affreschi della Val Freddana, commissionati dalla Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Lucca e Massa-Carrara e condotti da Marco Cigolotti a seguito di gravi danneggiamenti dovuti ad infiltrazioni di acqua dal tetto. Sappiamo che Catarsini oltrepassava la linea gotica per andare a Firenze, dove poteva trovare le materie migliori per i suoi affreschi, condotti con una tecnica perfetta e, nonostante la precarietà dovuta al periodo bellico, fatti per durare.

3 Cristo parla agli apostoli Particolare dell’affresco La chiamata dei discepoli in Castagnori, Chiesa di San Tommaso Apostolo, 1945, carboncino su carta, altezza 61 centimetri, larghezza 52 centimetri

Questo grande disegno (61 x 52 cm) è preparatorio per l’affresco La Chiamata degli apostoli per la Chiesa di San Tommaso Apostolo a Castagnori.

Cristo è raffigurato a mezzobusto di profilo, e occupa quasi interamente il foglio. L’iconografia è quella tipica con cui si rappresenta da secoli Gesù: giovane, con i capelli lunghi e la barba, l’espressione è dolce e intensa, la sua mano destra è in atto di benedire. Sullo sfondo le tracce di un terreno di campagna. Il disegno reso con morbidi chiaroscuri è firmato e datato 1945.

4 Apostolo (San Pietro) Particolare dell’affresco La chiamata dei discepoli in Castagnori, Chiesa di San Tommaso Apostolo, 1945, carboncino su carta, altezza 62 centimetri, larghezza 44 centimetri.

Disegno preparatorio per la Chiamata dei Discepoli per l’affresco della Chiesa di San Tommaso a Castagnori. Il disegno è del 1945, di 62×44 cm. La figura di San Pietro è ritratta a mezzobusto di profilo, il volto caratterizzato dalla barba è rivolto verso l’alto e ha un’espressione quasi sorpresa (sono le parole di Cristo che sembrano risuonare nella sua mente, è colpito e forse turbato) La figura occupa quasi interamente il foglio, le sfumature di carboncino con cui tratteggia il volto e la veste di Pietro sono intense e decise.

5. La Samaritana al pozzo 1945 Particolare dell’affresco La samaritana al pozzo in San Martino in Freddana, carboncino su cartaaltezza 68,5 centimetri, larghezza 54,5 centimetri

Il grande disegno per l’affresco laterale dell’abside della chiesa di San Martino, firmato in basso a destra e datato 1945, raffigura un particolare a mezzobusto della Samaritana, il volto di profilo ha un’espressione intensa e sembra meditare sulle parole che Cristo le ha appena detto. Un ampio mantello le copre il capo e una parte della tunica, la sua mano sinistra si appoggia sulla giara, sullo sfondo tracce leggere di paesaggio. Il disegno ha una grande forza evocativa.

L’OPERA ESPOSTA AL MUSEO D’ARTE SACRA

6. La Madonnina delle darsene, 1949, olio su cartone, altezza 29 centimetri, larghezza 24 centimetri.

È un piccolo e intenso dipinto eseguito da Catarsini nel 1949 come dono per le nozze della figlia Mity, che posò come modella per la Vergine. L’iconografia è originale: la Madonna è ritratta a mezzobusto e tiene in braccio il Bambino nudo che gioca sereno e divertito con una barchetta con la vela colorata, a ricordare la tradizione viareggina di colorare le vele delle imbarcazioni. La Madonna ha un abito giallo dalle linee rinascimentali e un mantello rosso-arancio e una corona che ricorda i copricapi delle nobildonne fiorentine del XV secolo.

In lontananza è rappresentata proprio la darsena di Viareggio con le casette e, a sinistra, la Torre Matilde, simbolo della città, e ai suoi piedi, accanto a uno specchio d’acqua, un gruppo di pescatori con le loro barche.

CATARSINI E IL SUO AMORE PER LE DARSENE VIAREGGINE

Catarsini è nato nella vecchia Viareggio vicino al porto canale ed è stato pittore fin da ragazzino. Era affascinato dalle darsene, dai colori, dalle atmosfere e dal lavoro che vi ferveva e che ha ritratto nell’arco di 70 anni.

Nei suoi ricordi scrisse:

Da ragazzino camminando lungo il canale, mi capitava di vedere certi pittori che ritraevano scene della darsena, barche, pescherecci, trabaccoli, io passavo ore intere accanto a loro e provavo un godimento intimo a vedere quelle pitture, di cui mi è sempre rimasto nel naso quell’odore d’olio con il quale venivano miscelati i colori”

“…anche io battevo le darsene, non cercavo imbarchi di nessuna sorta, solo le esploravo in tutti sensi: ero un ragazzo con il cuore gonfio di passione, quasi cresciuto al calcio della vetusta Torre, sentivo allora una intensa attrazione per quei colori vivi, luminosi che non sapevano affatto della natura morta stile liberty. Era una delizia vedere quei colori nelle ore serali divenire così infiammati e sprofondare nelle acque che gli facevano da specchio così avessero voluto raffreddarsi. Del resto, io sentivo ancora una venerazione per queste darsene, una venerazione non mai sopita, sincera, proletaria derivata forse dei ricordi della mia prima tormentata fanciullezza allorché con timida, talvolta anche disinvolta maniera, vi andavo a dipingere il mio quadretto illudendomi, fra l’altro, di aver imboccato l’impervio sentiero che sale verso l’Olimpo. D’altronde ero orgoglioso di quei cieli abbondantemente affrittellati dà un’orgia di gialli di cadmio misti a vermiglioni scarlatti che, con crescente pressione, buttavo per il giù per fissare l’ora di un giorno che muore”