Nel Catalogo della mostra Arte e Fascismo  lo Storico dell’arte Rodolfo Bona racconta …

Non stupisce dunque che Catarsini abbia avuto successo a Cremona, dove ottenne il secondo premio nel 1939 e venne ammirato nel 1940 e 1941, tanto che i suoi grandi quadri furono inviati ad Hannover a rappresentare quella che, nelle intenzioni degli ideatori del concorso, avrebbe dovuto essere la nuova arte del Fascismo…. Gli era congeniale anche l’obbligo, nello svolgimento del tema indicato, di realizzare dipinti non inferiori ai cinque metri quadrati, avendo conseguito nel 1919 il diploma di pittura murale al Regio Istituto di Belle Arti di Lucca e avendo frequentato lo studio di Domenico Ghiselli, uno fra i più significativi decoratori attivi in Versilia nell’epoca del Liberty e del Déco.

I suoi insegnamenti, come quelli delle scuole d’arte del periodo, ebbero una decisiva importanza negli anni della sua formazione, soprattutto per quanto riguarda la padronanza delle tecniche artistiche e la capacità di dominare le grandi dimensioni, che Catarsini metterà in pratica nel 1936 dipingendo Le nozze di Maria sulla facciata della chiesa di San Giuseppe a Viareggio, attingendo a modelli del primo Quattrocento fiorentino….

Raffaello Bertoli, in occasione della mostra Le Darsene di Catarsini, allestita nel 2000 nella sede della Lega dei Maestri d’ascia e Calafati di Viareggio scriveva che il riesame della sua arte “dovrebbe servire a sconfiggere le perplessità e la superficialità di certi giudizi critici e le numerose ‘omertà’”.

Fra queste sicuramente dobbiamo annoverare il suo rapporto con l’arte di regime. In quell’occasione anche Dino Carlesi si trovò a riflettere sulla sua partecipazione al Premio Cremona ricordando che, quando giunse il fascismo, il poco più che ventenne pittore era parte di un gruppo viareggino tendenzialmente vicino all’anarchia, per cui “il suo silenzioso agnosticismo politico lo costringerà a una prudenza di comportamento (…)” poiché “il fascismo fu severo con chi al regime si opponeva duramente e pubblicamente, ma non con i pittori che si astenevano da manifestazioni pubbliche (…)” e premiò “il populismo gioioso di tanti artisti che parevano accettare il grigiore di un’Italia dedita al lavoro dei campi e delle fabbriche” e alle adunate o ai giochi ginnici.

“A Catarsini fu sufficiente rifiutare sempre la tessera del partito fascista – che era la sua risposta a un’ideologia che riteneva pericolosa” fatto che gli impedì, nonostante i successi di quegli anni, di accedere all’insegnamento, ottenendo solo nel 1951 la cattedra di disegno a Pietrasanta. 

Il ventennio fascista finì con la tragedia della guerra e dello sfollamento per gli abitanti di Viareggio e del territorio ai piedi della Linea gotica, che rimase terreno di scontro dal 1944 fino all’aprile del 1945.