Percorso da Camaiore a Pietrasanta e da Camaiore a Viareggio  – Camaiore – 10

Percorso da Camaiore a Pietrasanta e da Camaiore a Viareggio  - Camaiore - 10

CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

IL PERCORSO I^ DA CAMAIORE A PIETRASANTA E IL PERCORSO II^ DA CAMAIORE A VIAREGGIO

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PERCORSO I^ DA CAMAIORE A PIETRASANTA (GIRO LUNGO)

La strada che da Camaiore porta verso la costa, scorre lungo la Fossa dell’Abate fino al ponte di Sasso da cui si devia a destra verso Pietrasanta mentre a diritto si arriva a Viareggio sempre costeggiando il fiume. Ai lati della strada le colline, le coltivazioni e ville antiche e moderne, strade panoramiche e tracciati interessanti anche per cicloamatori.

Andando verso Pietrasanta, nella campagna di Capezzano Pianore si coltivano i cardoni, le fragole e i frutti di bosco e in tutta la pianura coltivazioni di ortaggi e erbe aromatiche. Domina il paesaggio la dolce chiesetta di Santa Lucia da dove si arriva dalla deviazione per Monteggiori, antico borgo del 1200, rimasto intatto, sulla strada per il castello di Rotaio e poi per Sant’Anna di Stazzema.

Più avanti, la deviazione per Valdicastello porta alla casa natale di Giosuè Carducci; questa piccola valle, che nel Medio Evo era chiamata “Valle Buona” è nota anche per le miniere con giacimenti di barite, pirite e solfuri di piombo, argento e zinco. Le tre miniere si trovano nel bacino idrografico del torrente Baccatoio, tra S. Anna di Stazzema e Valdicastello Carducci, nel versante meridionale dei Monti Lieto e Gabberi, e sono attualmente in disuso.

Almeno fino al XVIII secolo il paesaggio intorno a Pietrasanta era non completo e non consolidato dove aree palustri con situazioni idrauliche precarie separavano localmente coltivazioni intensive di orti e vigne o cerealicole.

L’allevamento estensivo avveniva su prati-pascoli umidi e asciutti posti sempre in prossimità di boschi sempreverdi o decidui, a foglie caduche.

Siamo alle pendici delle Alpi Apuane e le colline si fanno più scoscese. Ricche di boschi, sono disseminate di ville e ruderi. Una bella strada con vista panoramica sulla costa fino al golfo de La Spezia collega Capezzano Monte a Capriglia e forma un anello sopra la città di Pietrasanta.

In pianura troviamo molti depositi di marmo e laboratori che hanno sostituito le vecchie coltivazioni. Come nel resto del percorso in pianura permangono alberi da frutto e agrumi, soprattutto limoni.

I BORBONE IN VERSILIA

La Versilia ed il territorio lucchese presentano numerosi siti di interesse storico e culturale legati alla vita ed alle vicende pubbliche e personali dei Borbone in Toscana. Tali siti, in particolare ville di proprietà pubblica e privata appartenute alla famiglia e ai discendenti Borbone, sono dislocate principalmente nei comuni di Camaiore, Massarosa e Viareggio. Tra le ville più note, si annoverano la Villa Borbone a Viareggio, Villa Le Pianore a Capezzano Pianore, Villa La Vallina nel Comune di Camaiore sulla strada per Viareggio, Villa Corona di Conca di Sopra che Maria Luisa di Borbone acquistò come regalo di nozze per il figlio Carlo Lodovico per il matrimonio con Maria Teresa di Savoia. Inoltre La Certosa, le tenute Ravera e Picchiani, dimora di S.R.S. Alicia di Borbone, Infanta di Spagna, a Bargecchia e Villa Toscano sempre nel Comune di Massarosa. Ci sono poi vari rustici e poderi un tempo parte delle proprietà dei nobili Borbone, oggi interessati da coltivazioni o siti di interesse naturalistico.

La presenza della famiglia Borbone in Versilia. Il Congresso di Vienna nel 1815, nell’intento di continuare l’autonomia dello Stato di Lucca, dopo la caduta di Napoleone e quindi della sorella Elisa Bonaparte Principessa di Lucca e Piombino, decise di trasformarlo in Ducato, affidandolo al Duca Carlo Lodovico di Borbone nel 1815 che però, avendo soltanto 16 anni, stabilì una reggenza alla madre, Maria Luisa di Borbone Infanta di Spagna la quale, figlia di Carlo IV re di Spagna, ancora bambina, andò sposa a Ludovico di Borbone duca di Parma e Piacenza.

In tutti i casi fu stabilito che dopo la morte di Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, duchessa di Parma e Piacenza il Ducato di Lucca sarebbe stato incorporato dal Granducato di Toscana.

La Vallina e la Villa Borbone di Capezzano Pianore

Nel 1820 Carlo Lodovico sposò la figlia del re di Sardegna V. Emanuele I, Maria Teresa di Savoia. che, coi denari della sua dote acquistò dai conti Orsucci di Lucca La Vallina, una tenuta con un parco di 50 ettari sulla strada da Camaiore al mare e la Tenuta delle Pianore a Capezzano di Camaiore.

La tenuta che, dagli anni ottanta dell’Ottocento diverrà la residenza abituale del nipote Roberto di Borbone Parma; nel 1888 vi fece edificare, accanto a quella degli Orsucci, la sua più grande residenza ove, nel 1892 nacque la principessa Zita.

Nel 1952 la Tenuta fu venduta ai Padri Cavanis

Nel 1923 la Fattoria di Stiava, acquistata da Carlo Lodovico nel 1825 dai conti Sardi, fu venduta ai Conti Toscano

Nel 1966 fu venduta La Vallina al geometra Secci

Villa Borbone a Capezzano Pianore

Il complesso della Villa Borbone delle Pianore è costituito da edifici di epoche diverse: il corpo centrale è stato costruito alla fine del XVIII secolo, mentre la parte sud risale alla fine del XIX. Nel 1964 è stata aggiunta all’edificio una nuova costruzione nella parte nord. Il corpo centrale, la parte più antica della villa, è un edificio di modeste dimensioni, frutto della ristrutturazione di un mulino venduto dalla famiglia Orsucci a Maria Teresa di Savoia duchessa di Lucca, moglie del Duca Carlo Ludovico di Borbone, che nel 1826 lo adibì a villa.

Dagli anni ottanta dell’Ottocento diverrà la residenza abituale del nipote Roberto di Borbone Parma; nel 1888 vi fece edificare, accanto a quella degli Orsucci, la sua più grande residenza ove, nel 1892 nacque la principessa Zita. Nel 1952 la Tenuta fu poi venduta ai Padri Cavanis e adesso è di proprietà del Comune di Camaiore.

Dunque i lavori più importanti avvennero dal 1878 al 1888; lavorò alla villa l’architetto lucchese Domenico Martini che, su commissione di Roberto di Borbone, nipote di Carlo Lodovico Duca di Lucca, realizzò l’imponente edificio a tre piani e le modifiche alla cappella settecentesca che riprende alcuni temi architettonici rinascimentali, come si può notare dalle decorazioni a bugne, dai timpani curvilinei sopra le finestre, e dalla pianta dell’edificio, che ha il corpo centrale rientrato.

La sistemazione del parco è opera dell’architetto e paesaggista Dechamps realizzato contemporaneamente all’edificio ottocentesco, ed è estremamente interessante: nella sua vegetazione si mescolano specie autoctone ed esotiche. Tra queste ultime vanno ricordate la ginkgo biloba, diverse specie di palme, la sequoia, il liriodendrum tulipifera, l’olea fragrans, l’os manthus ilicifolius, la maclura, la maonia.. Nel 1893 fu costruita la facciata lignea della cappella in occasione del matrimonio di una figlia del Duca di Borbone e che oggi si presenta con una curiosa facciata neo-rinascimentale, realizzata mediante una struttura in legno dipinto con un portale con architrave, timpano e una lunetta intagliata che simula le ceramiche dei Della Robbia. All’interno si trova un altare ligneo del XVII secolo, proveniente dalla cappella della secentesca villa della Rinchiostra dei Cybo Malaspina a Massa.

La tenuta Borbone a Viareggio

Maria Luisa Infanta di Spagna nel 1818 cominciò a frequentare Viareggio, amava il mare e si fece assegnare una vasta area al di là del Canale Burlamacca in mezzo alla Macchia, per allevarci una speciale razza di cavalli chiamata “Favorita”.

Nel 1819 acquistò la continuazione di quest’area, detta Frassetti, che arrivava fino al Lago di Massaciuccoli.

Nel 1820 Maria Luisa di Borbone elevò Viareggio a rango di Città, chiamò l’architetto di corte Lorenzo Nottolini per elaborare il piano urbanistico che vige tutt’ora.

Nell’area che prese il nome di Tenuta Borbone, fu eretto un Casino di Caccia, l’attuale Villa Borbone, proprio a metà del Viale dei Tigli.

La costruzione nacque nel 1822 come edificio per la caccia, a corredo del grande parco che la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone aveva fatto progettare dal Nottolini per la sua reggia di Viareggio. Reggia che fu edificata ingrandendo la villa del nobile lucchese Ferrante Cittadella.

Maria Luisa non vide la fine di questo ambizioso progetto, poiché morì nel 1824.

La Villa di Viareggio, protetta da una recinzione che delimita il giardino affacciato con un monumentale cancello sul viale dei Tigli, è posta al centro di una grande tenuta a metà strada tra Viareggio e Torre del Lago. Villa Borbone è sicuramente tra i luoghi storici più affascinanti di Viareggio. Immersa nella suggestiva macchia lucchese, la sua particolare posizione ne fa un ingresso privilegiato del Parco Naturale Migliarino-S. Rossore-Massaciuccoli.

Il suggestivo contesto culturale, storico e paesaggistico del complesso, inoltre, è arricchito dalla presenza del Mausoleo dei Borbone di Parma.

L’aspetto della villa oggi è frutto di una serie di successivi interventi susseguitisi per tutto l’Ottocento. Nel 1985 la Villa Borbone di Viareggio è stata venduta da Margherita di Borbone, all’ing. Benvenuto Barsanti che in seguito la donò alla Città.

PERCORSO II^ DA CAMAIORE ALLA PASSEGGIATA DI VIAREGGIO (GIRO CORTO)

Andando verso Viareggio, si costeggia la Fosse dell’Abate, a destra molti campi coltivati e a sinistra oltre il fiume una serie di capannoni della zona industriale.

La strada è il vecchio tracciato che collega l’entroterra al mare. Si arriva ad una rotonda da dove si imbocca la via che, superato un sottopasso, porta alla rotonda della Cittadella del Carnevale di Viareggio. Inaugurata nel 2001 ospita gli enormi hangar dove si costruiscono i giganteschi carri che hanno reso il Carnevale di Viareggio famoso nel mondo. Nel 2023 si sono festeggiati i primi 150 anni di vita della manifestazione. Nel grande spazio si trovano anche due Musei sulla storia della cartapesta e del Carnevale.

Oltrepassando la Cittadella e proseguendo verso il mare, si incontra una grande rotonda della via Aurelia da cui ci si immette nel viale L. Einaudi che costeggia la Fossa dell’Abate fino al mare.

Siamo a Viareggio, città natale di Alfredo Catarsini. Sul lungomare in direzione Viareggio centro, troviamo a sinistra la cosiddetta “Città giardino”, caratterizzata da alti edifici risalenti agli anni ’50 e ’60 del Novecento, costruiti al posto di una folta pineta abbattuta dai tedeschi alla fine della II Guerra Mondiale, di cui resta la fascia di parco cittadino che la separa dal quartiere Marco Polo con la sede della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 e la piazza a lui intitolata.

Superata la “Città giardino” si arriva alla piazza Puccini dove, all’incrocio con il viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò. Proseguendo raggiungiamo il nucleo storico della famosa Passeggiata viareggina, che ancor oggi, nonostante alcune intrusioni architettoniche più tarde, conserva una quantità di edifici e di decorazioni che risalgono al periodo d’oro della città. Era l’epoca in cui per il bel mondo era quasi un obbligo venire a Viareggio, che la piacevolezza del vivere, la bellezza del mare e dei monti e gli intrecci culturali e mondani rendevano uno dei luoghi più ambiti d’Europa. Vi si incontravano i più famosi divi dell’epoca: Francesca Bertini, Eleonora Duse, Maria Melato, Petrolini e Totò, e scrittori italiani e stranieri: Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Rainer Maria Rilke. E poi artisti e musicisti, come Galileo Chini che con le sue ceramiche aveva decorato i più begli edifici della Passeggiata, e Giacomo Puccini, innamorato del lago e di Viareggio, e ancora personaggi della cultura e della scienza, tra cui spiccava Guglielmo Marconi, e la nobiltà, italiana e mitteleuropea: il Duca degli Abruzzi, il Duca Salviati, Il Marchese Cavalcanti, il Conte di Torino e Donna Franca Florio, e poi ereditiere newyorkesi ed esotici personaggi mediorientali.

La vivacità della vita Viareggina si rispecchiava nelle costruzioni, molte delle quali possiamo ammirare ancor oggi. Il primo edificio interessante che si incontra sul Viale Carducci è il Grand Hotel Principe di Piemonte, già Select, progettato nel 1922 dall’ing. Goffredo Fantini e modificato nelle attuali linee nel 1925 dall’Ing. Ugo Giovannozzi. Presenta un’interessante struttura “a cerniera”, con i due fronti collegati dal corpo d’ingresso cilindrico, che richiama l’Hotel Carlton di Cannes, è stato ed è l’albergo preferito dal bel mondo. Sul lato opposto della piazza, intitolata al grande compositore Giacomo Puccini, è l’Hotel Excelsior, progettato e realizzato dall’architetto Alfredo Belluomini negli anni 1923-25, abbellito dalle ceramiche della Manifattura Fornaci San Lorenzo di Galileo Chini e da un affresco di soggetto marino del pittore Domenico Ghiselli. Sullo stesso lato della piazza, all’incrocio con il retrostante viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò.

Proseguendo per il viale Carducci, all’angolo con via Giusti troviamo il Villino Brunetti, conosciuto come Villino Amor omnia vincit, dalla bellissima decorazione ceramica sempre della Manifattura Chini, con putti neorinascimentali che sorreggono ghirlande di fiori. Lo fronteggia l’Hotel Imperiale, progettato dall’architetto lucchese Gaetano Orzali, quasi un grande chalet svizzero dipinto di azzurro con l’ingresso su via Giusti. Tornando sul viale Carducci si trovano i villini Chizzolini, l’uno di fronte all’altro, anch’essi progettati da Gaetano Orzali, poi, all’angolo con via Saffi, è l’Hotel Villa Tina, del 1927-28, con una loggia sul mare chiusa da una bella vetrata multicolore della ditta De Matteis di Firenze. Sul lato opposto della strada si erge l’imponente mole del Grand Hotel Royal, che segna lo skyline viareggino con le torrette gemelle aggiunte durante la ristrutturazione del 1926. Anche questo albergo era frequentato dal bel mondo dell’epoca: Donna Franca Florio, la Regina Margherita, i principi di Savoia, il Conte di Torino, Pirandello e Marta Abba, e più tardi anche il grande poeta Pablo Neruda. Nei suoi ampi saloni nel 1930 fu organizzato da Leonida Repaci il primo Premio Viareggio. Oltre l’Hotel Royal, dove adesso è un grande edificio bianco, si trovava il Kursaal, uno degli edifici più interessanti della Passeggiata: l’unicità architettonica, l’insieme di stili che lo componevano, le terrazze sul mare e i giardini lo resero subito uno dei luoghi più amati e frequentati del lungomare. Al suo interno si trovava un casinò e una grande sala da ballo, e poi caffè, ristoranti e persino un pattinaggio; vi si tenevano concerti, grandi ricevimenti, spettacoli teatrali e importanti mostre d’arte, tra cui le famose Mostre Estive alle quali prese parte, dal 1934 al 1939, anche Alfredo Catarsini, insieme ai grandi nomi della pittura dell’epoca, tra cui Plinio Nomellini, Moses Levy, Galileo Chini, Mario Carlesi, Lorenzo Viani e Primo Conti.

Poco oltre è la Villa Rospigliosi-Cerpelli, del 1907, dalle linee semplici e pulite e dall’insolita copertura a tegole in ceramica verde, seguita da una serie ulteriore di ville e villini di stampo eclettico, che ci riportano in quell’atmosfera dei primi ’900, fra cui spicca l’hotel Palace, ristrutturato nelle forme attuali nel 1922 da Alfredo Belluomini, con un bell’impianto classico con lesene, timpani e balconcini. Proseguendo verso piazza Mazzini si incontrano il villino con il motto d’annunziano Memento Audere Semper, poi il Villino Flora, del 1912, con pannelli ceramici di Chini dal gusto secessionista, e il villino Domenici del 1920.

A un solo isolato da piazza Mazzini è la nascosta via D’Annunzio; percorrendola, lasciandosi il lungomare alle spalle, si incontrano alcuni dei più interessanti edifici Liberty di Viareggio. Il primo è il delizioso villino De Angelis, conosciuto come Il Guscio, costruito nel 1914 da Oreste Lenci. All’angolo con viale Buonarroti troviamo il Villino Tomei, oggi Matteucci, progettato nel 1915 e decorato da meravigliosi pannelli ceramici di Galileo Chini raffiguranti putti reggi festoni alternati ad altri a motivi geometrici, che fronteggia, sul lato opposto della strada, il fantasioso e orientaleggiante Villino Nistri del 1912-13. La piazza Mazzini, che segue, è chiusa verso monte dal Palazzo delle Muse, del 1861, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani.

Al piano terra, in una sala della Biblioteca Civica, è allestita la tappa del Cammino con l’esposizione di una selezione di opere della donazione che i figli di Alfredo, Mity e Orazio Catarsini, fecero al Comune di Viareggio nel 2001.

Superata la piazza, sul lato mare è notevole il Bagno Martinelli, del 1930, con una cupola a squame rosse e bianche e una decorazione, realizzata in cemento color sabbia, che rappresenta pesci, meduse e cavallucci marini; più oltre è l’ingresso del bagno Balena, con un maestoso arco moresco decorato con grandi occhi ceramici che richiamano pietre semipreziose.

Sul lato monte invece incontriamo altre numerose ville dai caratteristici decori ceramici sempre a d opera di Galileo Chini. Villa Sofia, ora Tolomei, l’Hotel Liberty e Villa Crastan Arrighi. Al termine dell’isolato successivo, l’Hotel Plaza chiude la quinta costruita per lasciar spazio alla grande Piazza D’Azeglio. Di fronte alla Piazza si trova uno degli edifici più belli dell’intera Passeggiata, il Gran Caffè Margherita, realizzato nel 1928 da Alfredo Belluomini e Galileo Chini, dalle linee vagamente orientali, nel vecchio edifico del Gran Caffè Margherita a opera di Goffredo Fantini si ritrovavano intellettuali ed artisti dell’epoca, tra tutti ricordiamo il grande Giacomo Puccini. Anche il nuovo edificio locale è stato sede di eventi e di mostre d’arte, Catarsini vi ha tenuto mostre personali ed ha animato molte iniziative culturali anche nel periodo di Carnevale e organizzato incontri tra intellettuali, grazie alla sua amicizia con il musicista Michele Orselli che si occupava del locale. Orselli, lucchese, di alcuni anni più vecchio di Catarsini, violoncellista elegante e colto, ha legato la sua vena compositiva al carnevale di Viareggio fin dal 1923, e ha lasciato una impronta indelebile in città: sono suoi gli “squilli” di tromba che segnalano l’inizio e la fine del corso mascherato. Oggi gli splendidi saloni ospitano un ristorante e un caffè, mantenendo l’atmosfera che da sempre lo caratterizza, e una libreria.

Accanto al Gran Caffè Margherita si trova l’unico edificio ligneo rimasto a Viareggio della vecchia Passeggiata dei primi del ’900, lo chalet Martini, quasi un piccolo chalet svizzero, e poco oltre l’edificio del Duilio 48, del 1927, così denominato perché all’epoca tutto quel che vi si vendeva costava 48 centesimi; particolarmente bella è la grande finestra a “farfalla” del primo piano.

Alle spalle di piazza d’Azeglio se ne apre un’altra, più piccola: è Piazza Shelley, dove una statua onora la figura del grande poeta inglese Percy B. Shelley, il cui corpo fu ritrovato nel 1822 sull’arenile di Viareggio, dopo il tragico naufragio dello schooner Ariel, che da Livorno rientrava a San Terenzo, vicino a Lerici, dove il poeta viveva. La piazza è chiusa da un elegante edificio dalle semplici linee neoclassiche, Villa Paolina, voluta nel 1822 dalla sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte; oggi il palazzo ospita i Musei Civici, e nelle sue soffitte si trova l’atelier dove Alfredo Catarsini ha lavorato dal secondo dopoguerra fino alla fine della sua vita. Lo studio, dall’atmosfera sospesa che sembra ancora attendere l’artista, conserva documenti, disegni, tavolozze, colori e ricordi.

Dopo la visita all’atelier il percorso prosegue fino al canale Burlamacca. Di là ha inizio la Viareggio dei cantieri, dei pescatori e della gente di mare, tanto amata da Catarsini, che scriveva: “Della mia città amo soprattutto quell’atmosfera popolare tipicamente viareggina, marinaresca, amo le sue darsene che ho dipinto dalla mia prima giovinezza fino ai giorni nostri, amo i suoi colori talora pieni di luce esaltati dal sole vigoroso versiliese.”

Premio Catarsini 2025

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