Percorso da San Martino a Camaiore e da San Martino a Massarosa - SMF - 10
CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI
10 – PERCORSO I DA SAN MARTINO A CAMAIORE E PERCORSO II DA SAN MARTINO A MASSAROSA
PERCORSO I^ DALLA VAL FREDDANA A CAMAIORE (GIRO LUNGO)
“Il cavallo era forte, robusto, trainava il carro zeppo di masserizie senza sudare, senza essere affaticato; solo qualche volta la bava alla bocca, bianca come una saponata, gli colava sullo zoccolo di una zampa. I muscoli del petto li aveva tesi, prominenti, ed il suo passo lento, sicuro, veniva accompagnato dal tintinnio della sonagliera. La strada era lunga, monotona, bianca di polvere, con poche ombre, che il sole tiepido di quel mattino di aprile del 1943, distendeva a terra.
Il barrocciaio disteso sulla sommità del carico guardava il grano che cresceva alto nei campi, i vigneti dritti e precoci che gettavano i primi germogli e forse pensava anche a chi un giorno avrebbe mietuto e a chi avrebbe vendemmiato con il prossimo autunno.
[…] Ma il destino degli sfollati era irrimediabilmente segnato, si faceva più incerto, più doloroso per l’avvenuto ordine del Comando Tedesco di lasciare le loro case, nel breve tempo di tre giorni.
[…] La città era dominata dai monti Apuani, ricchi di marmi bianchi che, per la loro scabra plasticità fecero meditare a Michelangelo allorché si portò, in Versilia nel 1518 per sceglie- re i marmi per la facciata del S. Lorenzo, la possibilità di trarne una ciclopica scultura che servisse di orientamento ai naviganti.
Il barrocciaio, conduceva ora il cavallo per la cavezza, spuntava via via una saliva giallastra, grumosa, derivante da una «cicca» che masticava fra i denti, mugolando talvolta una lunga nenia, una nenia stanca.
Vedeva volare stormi di «stukas» che dovevano cadere in picchiata in mare aperto là verso l’isola del Tino fuori del Golfo di La Spezia.
Giorni neri, cap. I pag. 15
Lasciata San Martino, la via provinciale continua la salita verso la sommità del Monte Magno tra boschi di castagni e deviazioni che portano a frazioni antiche da cui si gode il panorama sulla valle sia a destra che a sinistra della strada.
Sulla sinistra si trova l’antica apicoltura Andreini
Prima di arrivare al monumento dedicato alla strage di Pioppetti, da cui proseguendo per la strada maestra si arriva a Camaiore (giro corto) mentre deviando a sinistra si raggiunge in Massarosa (giro breve), si trova la deviazione a destra per Monsagrati che porta alla Villa Mansi, dove Puccini soggiornò nell’estate del 1898 e dove compose il primo e il secondo atto dell’opera Tosca e ne strumentò quasi tutto il primo atto.
Seguendo il tratto francigeno per raggiungere Camaiore, si incontra Valpromaro, un borgo di strada, dove già nel 1121 esisteva la piccola chiesa di S. Martino e al suo fianco era ubicato l’ospedale di San Donato fondato nel 1171.
Si prosegue per Montemagno, piccolo borgo posto sotto il castello dell’XI secolo, i cui ruderi sono ancora visibili, che appartenne ai potenti nobili di Montemagno.
La Chiesa di S. Michele citata nel 1094, ci accoglie con il suo piazzale di fronte al quale, la statua dedicata a Giorgio Gaber, ci ricorda il passato camaiorese di questo grande artista, proprietario della vicina villa La Padula.
A fianco della chiesa era ubicato l’omonimo ospedale per i pellegrini ricordato in una pergamena dell’anno 1129 .
Da Montemagno a Malborghetto, il passo è breve, e in questa località fu costruito nel XIV secolo un ospedale di proprietà del monastero benedettino delle suore di S. Martino di Gello.
Nel punto dove si trovava l’antico ospizio si nota un piccolo oratorio seicentesco dedicato a San Rocco e sul lato sinistro, l’edificio che ospitava la struttura ospedaliera.
PERCORSO II^ DA SAN MARTINO IN FREDDANA A MASSAROSA (GIRO BREVE)
“Il cavallo era forte, robusto, trainava il carro zeppo di masserizie senza sudare, senza essere affaticato; solo qualche volta la bava alla bocca, bianca come una saponata, gli colava sullo zoccolo di una zampa. I muscoli del petto li aveva tesi, prominenti, ed il suo passo lento, sicuro, veniva accompagnato dal tintinnio della sonagliera. La strada era lunga, monotona, bianca di polvere, con poche ombre, che il sole tiepido di quel mattino di aprile del 1943, distendeva a terra.
Il barrocciaio disteso sulla sommità del carico guardava il grano che cresceva alto nei campi, i vigneti dritti e precoci che gettavano i primi germogli e forse pensava anche a chi un giorno avrebbe mietuto e a chi avrebbe vendemmiato con il prossimo autunno.
[…] Ma il destino degli sfollati era irrimediabilmente segnato, si faceva più incerto, più doloroso per l’avvenuto ordine del Comando Tedesco di lasciare le loro case, nel breve tempo di tre giorni.
[…] La città era dominata dai monti Apuani, ricchi di marmi bianchi che, per la loro scabra plasticità fecero meditare a Michelangelo allorché si portò, in Versilia nel 1518 per sceglie- re i marmi per la facciata del S. Lorenzo, la possibilità di trarne una ciclopica scultura che servisse di orientamento ai naviganti.
Il barrocciaio, conduceva ora il cavallo per la cavezza, spuntava via via una saliva giallastra, grumosa, derivante da una «cicca» che masticava fra i denti, mugolando talvolta una lunga nenia, una nenia stanca.
Vedeva volare stormi di «stukas» che dovevano cadere in picchiata in mare aperto là verso l’isola del Tino fuori del Golfo di La Spezia.
- Catarsini, Giorni neri, cap. I pag. 15
Lasciata San Martino, la via provinciale continua la salita verso la sommità del Monte Magno tra boschi di castagni e deviazioni che portano a frazioni antiche da cui si gode il panorama sulla valle sia a destra che a sinistra della strada.
Sulla sinistra si trova l’antica apicoltura Andreini
Prima di arrivare al monumento dedicato alla strage di Pioppetti, da cui proseguendo per la strada maestra si arriva a Camaiore (giro corto) mentre deviando a sinistra si raggiunge in Massarosa (giro breve), si trova la deviazione a destra per Monsagrati che porta alla Villa Mansi, dove Puccini soggiornò nell’estate del 1898 e dove compose il primo e il secondo atto dell’opera Tosca e ne strumentò quasi tutto il primo atto.
Dopo la deviazione a sinistra alla sommità del Monte Pitoro, troviamo il bivio che a destra porta a Stiava e a sinistra a Pieve a Elici e a Massarosa. Il toponimo di “elici” deriva dall’ilex, nome romano del leccio che cresce abbondantemente sul colle. La strada è molto bella con vedute del lago di Massaciuccoli e fino al mare; si scende tra gli olivi, giardini e frutteti fino a raggiungere la Pieve romanica di San Pantaleone con la sua stupenda terrazza panoramica.
Nota fin dal nono secolo la pieve è stata completata nei secoli successivi e conserva opere dal 1200. Nella piazzetta tra la pieve e la canonica si trova una vasca in pietra vulcanica forse di epoca romana, legata probabilmente in origine a un’attività produttiva. Di grande fascino e bellezza è tra le chiese più note della Versilia. Dal 1967, ogni anno ospita un’importante rassegna di concerti di musica da camera organizzati dall’Associazione Musicale Lucchese.
La strada prosegue fino alla pianura e si ricollega al percorso che arriva da Viareggio e porta a Lucca, ultima tappa del viaggio.