Catarsini e Forte dei Marmi - FDM - 5
CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI
5 – CATARSINI E FORTE DEI MARMI
DAL PREMIO VIAREGGIO, ALLE MOSTRE DEL KURSAAL, DAL QUARTO PLATANO ALLA CAPANNINA E ALLA BUSSOLA GLI SPLENDORI DEL NOVECENTO DEL LITORALE DELLA VERSILIA DI E CON CATARSINI
Si è detto che Catarsini stava nella sua Viareggio e nella sua Versilia come al centro di una rosa dei venti. E ne era consapevole, infatti soleva dire: “ma dove vuoi che vada, che tanto vengono tutti qui!”
La Versilia, per il suo habitat, il suo paesaggio straordinario, incantò poeti e pittori. La scoperta artistica della Versilia si ha a partire dal Settecento. Sia da parte delle famiglie nobili lucchesi, sia per l’uso del marmo, abbondante sulle Apuane, Viareggio e l’entroterra di Pietrasanta offrirono paesaggi alternativi alla vita di città. Non si era ancora in tempi di moda balneare e però il mare e le campagne versiliesi promettevano cieli tersi e un clima gradevole.
E pittori dipinsero una natura che era fatta di dune sabbiose, pinete, basse colline coperte di ulivi, laghi.
A fine Ottocento divenne di moda la balneazione. Così oltre a Viareggio si scoprì il resto della costa e la nascente Forte dei Marmi. I macchiaioli che frequentavano a Firenze il caffè Michelangelo, preferirono dipingere le marine livornesi. Ma attorno a Giacomo Puccini, che era venuto ad abitare a Torre del Lago, sul lago Massaciuccoli si creò una colonia di post-macchiaioli, molto nutrita ed elettrica con Plinio Nomellini, Ferruccio Pagni, i fratelli Tommasi. Grazie a queste presenze sorse poi un folto numero di pittori locali. Si avvicinarono al gruppo, partecipando anche alle “belle arti” di Lucca e Firenze, due pittori versiliesi, Lorenzo Viani e Moses Levy, che andarono ad affiancare la colonia di artisti “esterni” che vivevano stabilmente qui la loro vacanza: Carrà, Soffici, De Chirico e il fratello Savinio. Ambedue favoriti dall’amicizia di Nomellini e Pagni, fecero scelte artistiche assai diverse: Viani si entusiasmò all’espressionismo tedesco e guardando anche a Goya scelse l’impegno politico e la denuncia sociale realizzando quadri fortemente polemici e marcati. Moses Levy che era un ebreo tunisino e si era formato coi fauves francesi, si dedicò invece alle scene di balneazione e ai paesaggi mondani.
Sulla scia di Viani e Levy sorse un altro pittore, Alfredo Catarsini, profondo conoscitore di entrambi, e lui dipinse opere dal vero, en plain air: darsene, marine, paesaggi. Quando il giovane Alfredo Catarsini cominciò a dipingere molti erano, dunque, i riferimenti. Frequentando Parigi ebbe modo di conoscere il futurismo e le altre avanguardie. Poi però la sua intelligenza creativa lo portò ad accostare altre tendenze e altre esperienze.
Intanto esplodeva nell’intera Versilia la passione al paesaggio marino. Così si avvicinarono al “Poveromo” tra Forte dei Marmi e Marina di Massa artisti e intellettuali quali Giorgio De Chirico, Achille Funi, Giuseppe Viner, Arturo Dazzi, Carlo Carrà, Felice Carena, Ardengo Soffici, Domenico Rambelli, Arturo Tosi, Arturo Martini, Galilio Chini, Filadelfo Simi, Primo Conti, Oreste Paltrinieri, Amedeo Lori. Tutti costoro fecero opere rappresentative della natura versiliese.
Ma Catarsini, attentissimo ai cambiamenti e alle mutazioni, non poteva non accorgersi che il medesimo paesaggio della Versilia, col Novecento e il successo della balneazione, si andava progressivamente modificando. Al posto delle dune sabbiose sorgevano grandi alberghi e i locali di moda. Il medesimo Puccini scorrazzava sui viali alla guida di rombanti automobili. La natura era invasa e Catarsini, grazie alla sua ansia di esplorazione, cambiò soggetti e prospettive della sua opera. Iniziò ad esplorare ciò che in Europa si stava affermando, il cubismo, l’astrattismo. Il futurismo, oltre a Catarsini, accese l’interesse di altri pittori, un’impressionante colonia che molto dette alla vita artistica della riviera.
Catarsini tuttavia non si fece discepolo di questa o quell’altra maniera. Inventò, con un proprio stile, nuove tematiche che si rifacevano all’invasione della tecnica, invasione già segnalata da alcuni filosofi, e al conseguente danno esistenziale.
Alfredo Catarsini fu artista, pittore e scrittore, davvero coraggioso e avanguardista. Penetrò i territori futuristi, sfiorò il fascismo e il socialismo, fece mostre e vinse premi da Venezia a Cremona, a Roma, a Milano. E non si perdette mai, vivendo un intero secolo di clamorosi esperimenti, ora tragici ora esaltanti, saldo nelle proprie credenze di fondo: Viareggio e a Versilia, la famiglia, la religiosità. Poiché l’esploratore, alla fine, ritorna sempre nella propria Itaca. E vi torna arricchito.
Tutto il percorso espositivo della bella mostra retrospettiva “Esplorazioni” a villa Bertelli nell’estate 2021, con una selezione di opere dal 1939 al 1982 ha dimostrato che, nel panorama dell’arte italiana del Novecento, Alfredo Catarsini fu capace di “rompere” con la tradizione per arrivare a nuove e originali forme espressive: dal naturalismo e dalla pittura post-macchiaiola con Catarsini si passò a quella intimista, di carattere, di sentimenti e poi anche alla non pittura, delle inquietudini nuove, meccaniche, matematiche.
Ecco, Catarsini fu il protagonista di questo passaggio dall’arte figurativa degli anni Trenta a quella astratta degli anni Cinquanta.
Alfredo Catarsini, è dunque un anello di congiunzione tra due epoche che hanno coabitato anche nella Versilia lungo tutto il Novecento. Con lui si abbandona l’Ottocento accademico e museale e si percorrono le strade nuove che portano all’arte di oggi.
CATARSINI E IL MENSILE VERSILIA OGGI
Durante gli anni dell’insegnamento all’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta Catarsini iniziò la sua collaborazione con la rivista Versilia Oggi.
Un mensile di informazione fondato da un gruppo di versiliesi dei Comuni di Pietrasanta, Seravezza, Forte dei Marmi e Stazzema nel 1966, esattamente il 3 di novembre.
La sua prerogativa era la riscoperta delle comuni radici della Versilia, terra percorsa dall’omonimo fiume, dal linguaggio e dalle tradizioni locali. Uno dei fondatori è il giornalista professionista Giorgio Giannelli. Gli articoli pubblicati dovevano necessariamente trattare argomenti esclusivamente versiliesi.
Molti i nomi importanti tra i collaborati di questa rivista. “Alfredo Catarsini è stato un autore puntuale e preciso oltre alla sua sagacia nel disegnare le sue famose caricature di volti della Versilia e nonostante che fosse viareggino, lo abbiamo sentito uno dei nostri e tra noi una grande amicizia” così lo definisce Giorgio Giannelli in una sua recente intervista.
Spesso Alfredo Catarsini si recava per incontrare Giannelli nella sua abitazione di Querceta, sede della rivista, per confrontarsi su i vari temi da trattare oltre a esporre le sue idee e incontrando spesso gli altri Autori. Una serie di caricature di personaggi del Quarto Platano che hanno illustrato i suoi articoli pubblicati sulla rivista è esposta a Villa Bertelli, dove è anche una caricatura di se stesso.
ENRICO PEA E IL QUARTO PLATANO DI FORTE DEI MARMI
Il Quarto Platano è stato un famoso luogo di convivialità estiva degli artisti, dei critici e degli scrittori dagli anni Venti fino agli anni Cinquanta del Novecento. Una consuetudine, quella di ritrovarsi nei sonnolenti pomeriggi estivi all’ombra dei platani del caffè Roma, che non si esaurì nel dopoguerra e che consacrò il Quarto Platano come il ritrovo culturale più conosciuto in quegli anni, alimentato da Pea fino a quando le forze e la passione glielo consentirono. Il caffè Roma è ancora nella centralissima Piazza Garibaldi, ed è stato il punto di incontro simbolico per gli intellettuali e i personaggi di spicco della cultura nazionale del Novecento, il gotha della letteratura e dell’arte italiana si ritrovava sotto il quarto platano della fila di alberi che partiva dalla via Mazzini verso piazza Garibaldi. Oggi rimane una lapide posta all’ingresso del caffè a ricordo di quegli incontri. Si incontravano Pea, De Grada, Soffici, Carrà, Papini, Campigli, Montale, De Chirico, Savinio, Maccari, Ungaretti, De Grada, Campigli, Dazzi, Sacchetti, Moravia, Bigongiari, Papini, Bacchelli, Prezzolini, Montale, Bertoli, Repaci, l’editore Vallecchi, lo storico dell’arte Roberto Longhi.
Da Viareggio, con la sua amata bicicletta, arrivava spesso anche Catarsini, che ritrasse quei personaggi amici e ne scrisse sul mensile Versilia Oggi.
Catarsini Scrive di Pea in Pea e i giovani articolo uscito nel dicembre del 1968 su Versilia oggi
[…] divenne ben presto uno scrittore equilibrato, arguto narratore, tanto che il suo realismo lirico è
andato sempre più riscuotendo consensi anche dalla critica ufficiale. […] Con chiarezza di visioni
che rispondono alle esigenze del vero narratore che investono la realtà l’uomo Pea pervenne a
sensibilizzare i suoi personaggi cin un lindore, può dirsi, francescano. Questo suo stupefacente
lindore è presente in ogni sua opera nata e cresciuta da un groviglio di appunti, esaminando più
volte un solo periodo in modo che tutto rispondesse a ciò che egli pensava.
E scrive di Arturo Dazzi in Parlando d’arte con Arturo Dazzi uscito nell’aprile del 1972 sempre su Versilia oggi
I suoi argomenti erano ovviamente chiari in fatto d’arte, basati soprattutto su una esperienza visiva
consumata attraverso il concepimento di numerose opere a carattere monumentale. Il suo parlare
semplice, conciso con il suo pensiero senza pregiudizi che pareva derivato da una specie di
illuminismo kantiano, strapparono davvero la mia ammirazione. Mi sembra di vederlo ora, con in
testa una sorta di berretto press’a poco simile ad una borsa del ghiaccio che tutt’ora si usa mettere
in testa agli ammalati. Il suo abbigliamento da lavoro era come quello di un forte coraggioso
cavatore apuano: occhialoni neri per proteggersi gli occhi dall’abbagliante bianco del marmo
esposto al sole, una sciarpa stinta avvolta al collo, un paio di pantaloni di tela fermati sotto
l’ombelico, una camicia con maniche rimboccate, ed un paio di scarpe pesanti calzate in fretta
LEONIDA REPACI E IL PREMIO LETTERARIO VIAREGGIO-REPACI
Dopo il ‘Bagutta’, ideato da Orio Vergani nel 1926 in una trattoria milanese, il ‘Viareggio’ nasce in Versilia nel 1929 sulla spiaggia e “sotto un ombrellone” per iniziativa dei tre amici Leonida Rèpaci, Carlo Salsa e Alberto Colantuoni. Dopo le vicissitudini legate al periodo fascista, dal dopo guerra fino alla sua morte, Repaci ne assunse la presidenza e oggi porta il suo nome: Premio letterario Viareggio-Repaci. È stato molto amico ed estimatore di Catarsini con cui mantenne sempre una assidua frequentazione.
Viareggio fu scelta perché “noi fondatori intendemmo contraccambiare la bella spiaggia di quell’amore che aveva saputo accendere nel fondo di noi, da quando avevamo associato il suo nome a quello di Shelley, il ricordo di un tonfo di risacca al crepitio del rogo col quale un Poeta ritornava, dio immortale, ai puri spazi da cui era disceso per scolpire la statua di Prometeo, finalmente liberato dalle potenze e dalle presenze del Male” (Rèpaci). Se la nascita è “avvenuta all’improvviso come nacque Venere dalla spuma del mare” (Enrico Pea nel 1938, vincitore quell’anno ex aequo con La Maremmana), la peculiare vocazione artistica dei fondatori si manifesta fin dall’edizione del 1930, che consacra la fama di Lorenzo Viani con Ritorno alla patria e di Anselmo Bucci con Il pittore volante; due pittori che erano anche scrittori, molto dissimili ma uniti da una forte tempra polemica.
Tra gli altri premiati: Umberto Saba, Aldo Palazzeschi, Elsa Morante, Carlo Emilio Gadda, Antonio Gramsci, Sibilla Aleramo, Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Giorgio Manganelli, Serena Vitale, Sandro Veronesi, Alda Merini, Mario Luzi e Maria Bellonci (Lucrezia Borgia nel 1939), futura fondatrice del Premio ‘Strega’.
E tra i Giurati: Luigi Pirandello, Concetto Marchesi, Roberto Longhi, Francesco Flora, Luigi Russo, Massimo Bontempelli, Antonio Baldini, Alfredo Schiaffini, Giovanni Macchia, Maria Luisa Astaldi, Anna Banti, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Guido Piovene, Franco Antonicelli, Giacomo Debenedetti, Natalia Ginzburg, Natalino Sapegno, Carlo Salinari, Ezio Raimondi, Roman Vlad, Manlio Cancogni, Cesare Garboli, Adriano Prosperi, Pier Vincenzo Mengaldo.
Il Premio è dedicato a opere scritte in italiano da autori di nazionalità italiana, pubblicate nel periodo compreso tra il primo giugno dell’anno precedente e il 31 maggio dell’anno in corso. La proclamazione dei vincitori avviene a Viareggio durante la stagione estiva. Si suddivide: Narrativa, Poesia e Saggistica.